Una serie di Netflix ha avuto un successo planetario, il suo titolo è Squid Game, tradotto con “il gioco del calamaro”. I protagonisti, 456 disperati sommersi dai debiti, vengono invitati a prendere parte a dei giochi per bambini dai quali uscirà un vincitore che vincerà intorno ai 40 milioni di dollari. Non riuscirvi significherà morire. A guardarli mentre prendono parte a questi giochi letali ci sono dei ricchissimi uomini annoiati.
La serie è indicizzata per un pubblico a partire dai 16 anni. Anche se un genitore accorto imposta un account protetto, molti influencer postano scene della serie su altre piattaforme, come ad esempio Tik Tok, YouTube, ecc. Pertanto è di fondamentale importanza essere informati adeguatamente per poter affrontare in modo efficace i pericoli che attraverso schermi di ogni genere possono raggiungere i bambini.
Purtroppo l’accostamento tra gioco, competizione e morte non è per nulla sottile. Le immagini possono scioccare e traumatizzare i bambini, che non raramente reagiscono con incubi o manifestazioni d’ansia. Ci sono infatti schizzi di sangue dappertutto, le scene sono molto cruente. Se pensiamo che nelle scuole ci sono anche bambini che hanno vissuto in guerra, capiamo che per loro le conseguenze di una visualizzazione di simili contenuti riattiva ulteriormente ricordi d’infanzia. L’adulto è in grado di percepire una valenza di critica della società guardando una serie simile, il bambino invece purtroppo la prende alla lettera e la integra come una “normale” conseguenza punitiva legata alla perdita di un gioco. Oltretutto, i giochi della serie sono tipici giochi d’infanzia, tra cui il tiro alla fune, il gioco delle biglie, o “ un, due, tre…stella!”
Sebbene tra i criteri diagnostici del “Disturbo da stress post-traumatico” nel manuale diagnostico dellemalattie mentali vengano esclusi eventi ai quali si assiste attraverso media elettronici, l’esperienza terapeutica con bambini e adolescenti dimostra che in realtà non è così e che ci può esservi traumatizzazione.
Se accidentalmente un bambino è entrato in contatto con tali immagini di violenza, sarà in grado di metabolizzarle se supportato, è per questo che è importante seguire il processo di rielaborazione del vissuto traumatico del bambino accompagnandolo a metabolizzare i contenuti tramite delle attività collettive o individuali che lo aiutino a superare l’esperienza spiacevole. Ci sono a questo proposito delle attività di gruppo sul tema (“circle time” sul tema delle emozioni, giochi sulla risoluzione efficace del conflitto) come pure la possibilità di parlarne a un adulto di riferimento (docente di sostegno, psicoterapeuta o educatore).