Mio figlio di 5 anni è agitato e sembra odiare il fratellino di 2. Come possiamo aiutarlo?
È importantissimo ricordarci che il bambino agitato, magari confrontato a una gelosia fraterna, spesso sta esprimendo un bisogno di attenzione. Ricordiamoci di rispondergli senza ribattere, mantenere sempre un tono tranquillo e rassicurarlo autorizzandolo a provare questo bisogno di attenzione privilegiata. In termini evolutivi, è un ottimo segnale che lui sia alla ricerca di questo bisogno (qualche epoca fa questo gli avrebbe garantito la sopravvivenza all’interno di un gruppo, se pensiamo alle cucciolate nel mondo animale sopravvive chi si manifesta e non chi si nasconde). Evitare qualsiasi giudizio e riformulare il più possibile i suoi bisogni. “Avresti bisogno che io stia un po’ con te oggi…mi stai dicendo che ti piacerebbe…” invece che “non devi fare così! Povero tuo fratellino, guarda come lo hai ridotto! ” o altre risposte involontariamente giudicanti. “È proprio bello per te quando…”.
Se il nostro tono di voce diventa brusco, se le sue affermazioni ci mettono in crisi e ci difendiamo mostrandoci infastiditi, lui capisce di avere un’influenza su di noi e questo alimenta il suo senso di POTERE, bisogno rispettabile e che cercherà di soddisfare ancora, magari attuando proprio queste stesse strategie inadatte in futuro. Ha bisogno di potere, di sentirsi forte, ma non a discapito del benessere dei genitori perciò bisogna aiutarlo ad ottenere questo senso di potere in modo più adatto ed efficace, ad esempio con frasi che lo facciano sentire importante o che gli diano la scelta. “Fra questo e questo cosa preferisci SCEGLIERE?”, “oggi puoi decidere cosa facciamo, mangiamo, indossiamo,…ti va di venire a scegliere con me?” “Domani tu sarai il re del pomeriggio”. Insomma, giocare con il potere in modo controllato e volontario piuttosto che portarlo a pretenderlo nei momenti inopportuni.
Bisogna rigirare le situazioni e fargli capire che avete piena fiducia in lui, che siete consapevoli del fatto che lui stia assimilando tante abilità e non pretendete che sia nato già “imparato”. Quando fa qualcosa di sbagliato o non apprezzato, sicuramente non staremo a congratularci con lui, ma gli spiegheremo (anche con disegni, peluches, personaggi, favole, libri o anche cartoni animati se a tema) che questo errore è l’occasione per capire che risposta scegliere la prossima volta e iniziare ad instaurare un discorso più riflessivo su azioni e conseguenze (che con l’età verrà arricchito, se è in età prescolare ne abbozziamo solo il linguaggio e i rituali), con calma, quando anche noi ci sentiamo pronti per parlarne con toni tranquilli. Se siamo nervosi, meglio concederci un time-out e riprendere l’argomento più tardi, siamo umani anche noi.
Ogni tanto giocare con “l’umorometro” (un semplice supporto visivo che avrete magari creato insieme) e spostare la freccia per parlarne, concedendo a tutti gli stati emotivi di poter esistere. È utile che lui possa identificarsi e notare come ci sentiamo noi in un determinato momento. Questo semplice supporto visivo può essere utilizzato da tutti in famiglia. I bambini imparano più per imitazione che per concetti teorici.