Pubertà, preadolescenza, adolescenza. È vero che i nostri giovani crescono più in fretta di un tempo?
Che cos’è la preadolescenza?
La preadolescenza, come dice la parola, è il periodo di sviluppo che precede l’adolescenza, la fase di transizione tra l’infanzia e l’età adulta. Tra gli autori il consenso sul momento in cui si manifesta non è netto. C’è chi indica il periodo dai 10 ai 13 anni, chi dai 9 ai 14. Si nota però che in media le ragazze vi arrivano un anno o anche due prima dei ragazzi. Dal punto vista prettamente fisico, nelle ragazze vi è un aumento del seno e la comparsa del menarca (le prime mestruazioni), nei ragazzi cambia la voce e c’è un aumento della massa dei testicoli. La preadolescenza, chiamata anche pubertà, è però molto di più del solo sviluppo degli organi sessuali.
È importante sapere che i diversi cambiamenti che ragazze e ragazzi attraversano durante questo periodo (fisici, neurologici, endocrini, sociali ed emotivi) sono sincroni e collegati tra loro. È inevitabile uno smarrimento iniziale, sia nei ragazzi stessi che in chi li circonda, che spesso ha la sensazione di non riconoscerli più. Per ogni cambiamento repentino, ad esempio il corpo che cambia o interessi diversi nei modi di vestire o nelle amicizie, è più che naturale una fase di adattamento. Va ricordato che ogni individuo è diverso e c’è anche chi attraversa questa fase senza particolari avversità. I ragazzi iniziano un affascinante processo di individuazione e vedono se stessi più proiettati nel futuro rispetto a quando erano bambini. Notiamo anche come spesso il tempo passato con gli amici diventa predominante sul tempo passato in famiglia. Inizia un’esplorazione della sessualità di cui si rendono consapevoli per la prima volta.
Oggi il termine è sempre più usato anche dai media con riferimento a ragazzini sempre più giovani, ma è corretto parlare di “precocizzazione” del fenomeno?
A livello globale l’età media della preadolescenza sarebbe scesa di 1-2 anni secondo alcuni studi longitudinali. Le ipotesi eziologiche sono una maggior esposizione a fonti luminose, un aumento dell’indice di massa corporea e la presenza di interferenti endocrini nell’industria alimentare, agricola o cosmetica. Alle nostre latitudini è considerato precoce un menarca prima del decimo compleanno. Sarà il pediatra a valutare se necessario un trattamento particolare, considerate anche le differenti origini etniche.
È interessante notare però una differenza di genere negli studi legati alla pubertà, ci sono infatti molteplici pubblicazioni che riferiscono di una precocizzazione puberale nelle femmine, mentre i maschi sembrano invisibili quando si quantificano gli studi sul loro sviluppo puberale, come se la pubertà maschile fosse maggiormente ignorata. È difficile quindi pronunciarsi in merito, non sempre i risultati di diverse ricerche sono concordanti. Molti autori sono prudenti e sottolineano la variabilità degli indicatori ricordando che l’età fisiologica di inizio pubertà è una nozione statistica poco precisa che dipende dall’etnia, dallo stato nutritivo e da fattori individuali genetici. Se uno studio è stato effettuato negli Stati Uniti, non per forza i risultati saranno applicabili ai paesi europei. La validità stessa della nozione di pubertà precoce andrebbe interrogata perché vi è la messa in gioco di giudizi sociali su quello che dovrebbe essere una ragazza a una certa età, senza dimenticare che ci sono anche situazioni di intersessualità (caratteri sessuali alla nascita non definiti secondo le norme della medicina) o di persone non binarie (il cui genere non è né -solo- maschile né -solo- femminile). Ai fini della nostra riflessione, le quantificazioni ci interessano meno del benessere di ragazze e ragazzi.
Quali sono i principali problemi da affrontare a questa età?
I genitori spesso riportano di come i figli in questa fase siano particolarmente instabili d’umore e poco empatici. Questo trova il suo senso se pensiamo che il cervello del preadolescente è letteralmente sovraccarico da uno sviluppo molto rapido delle aree dell’apprendimento e del pensiero, a discapito di altre aree momentaneamente meno operative. È una fase di rara plasticità che vede la crescita della materia grigia, l’ispessimento della corteccia e la creazione e sovrapposizione di nuove sinapsi. Capiamo però come la capacità di controllare gli impulsi, le qualità empatiche, la pianificazione o la misura delle conseguenze delle proprie azioni siano “trascurate” durante lo sviluppo del cervello in questa fase, infatti queste abilità attivano le aree del lobo frontale che viene perfezionato solo alla fine dell’adolescenza. Ecco perché di fronte allo stress l’adolescente o il preadolescente ha una reattività emozionale molto elevata, vive infatti un vero e proprio sconvolgimento biologico.
Insieme a questo, vi è la scoperta della propria sessualità. Potrebbero esserci esperienze sia etero che omosessuali ed è fondamentale un sostegno positivo da parte dei genitori. I maggiori rischi per la salute psicofisica del giovane vengono evitati grazie all’accettazione da parte dei suoi genitori e della comunità di appartenenza.
Se i genitori sono separati, ancora maggiore dovrà essere la loro coesione nel sostenerli, dato che anche il loro senso di lealtà può essere messo in crisi in questa fase.
La loro voglia di fare parte del gruppo si esprime con il desiderio di comportarsi, vestirsi, uscire come gli altri e vuoi per emulazione, vuoi per opporsi, il confronto con i coetanei è pressante. Iniziano a essere consapevoli dei propri pensieri e di quelli degli altri. Quotidiani dibattiti si alternano a lunghi litigi o discussioni. Tutto va confutato, ogni cosa argomentata. Casa propria è la prima palestra sociale e non mancano occasione per confrontarsi, con le tipiche ambivalenze di questa età.
Quali consigli potrebbero essere utili ai genitori che vogliono accompagnare i figli nel percorso della preadolescenza?
Per i genitori non è facile vivere questo periodo, ma non dobbiamo generalizzare, ricordo che per molte famiglie il passaggio avviene in maniera del tutto fluida.
Per i genitori che si sentono un po’ tramortiti da questa transizione, è importante essere coscienti che il mestiere di genitori si impara quotidianamente, che è normale sbagliare e che aiuta confrontarsi con altre famiglie, con amici e perché no, con dei consulenti familiari. Il lavoro personale è importantissimo e se abbiamo esitato tutta la vita a guardarci dentro perché non c’era tempo, è arrivato ora il momento di vuotare il sacco con una figura neutrale e di prenderci la responsabilità delle nostre reazioni emotive, per evitare di scaricarle addosso ai nostri preadolescenti, trasformatisi improvvisamente in ottimi capri espiatori. Dobbiamo imparare a dialogare con loro in modo efficace.
È importante accettare la sfida e cercare quell’elegante equilibrio del vigilare senza opprimere, evitando di caricarli di fardelli emotivi che non li riguardano. Non è indispensabile far notare loro sempre le contraddizioni in cui si pongono. I genitori o accompagnatori devono capire che non devono assolutamente prendere nulla sul personale durante i conflitti con i figli, che loro stanno solo vivendo la loro vita da ragazzi e che quelle che spesso vengono prese per provocazioni, sono in realtà fisiologici tentativi di emancipazione. D’altronde non possono e non devono continuare ad essere i “cocchi di mamma e papà” ad oltranza, ma iniziare a volare con le loro ali. Per crescere in sicurezza, hanno bisogno di argini solidi e di molta stabilità.
Ricordiamoci che alla loro età il linguaggio punitivo non fa presa e questo è legittimato a livello cerebrale dall’ancora immaturo lobo frontale. Hanno molto più senso per loro i rinforzi positivi, ragione per cui li vediamo così attratti dal mondo delle nuove tecnologie, che va loro introdotto gradualmente, con i giusti controlli parentali e un occhio costante sulle statistiche di utilizzo giornaliero.
Come si discute in casa, come si mangia (orari e scelta dei nutrienti), l’atmosfera emotiva e l’attenzione all’affettività sono tutti aspetti che influiscono molto sullo sviluppo psicologico. Può essere utile introdurre dei piccoli cambiamenti saltuari. Se in una famiglia di 4 membri (2 genitori e 2 figli ad esempio), si tende a stare sempre tutti e 4 insieme, ogni tanto organizziamo a turni dei momenti privilegiati più intimi con uno solo dei nostri figli. Ci accorgeremo di come cambiano gli equilibri e costruiremo ricordi che creano alleanza. Sarà anche l’occasione per parlare loro di come ci sentivamo noi alla loro età, tornando indietro nel tempo e mettendoci nei loro panni. Devono sentire la nostra solidarietà e captare che li stiamo rispettando profondamente e prendendo sul serio.
La loro socialità è di fondamentale importanza in questo periodo, cerchiamo senza essere troppo invadenti di conoscere chi frequentano, anche con degli inviti informali a casa. Lasciamoli andare, lasciamoli uscire anche tutti i giorni, in accordo con gli orari propri ad ogni famiglia, ma permettiamo che esplorino con sicurezza il mondo esterno e costruiamo insieme la fiducia, rinegoziata quotidianamente. Il dialogo è fondamentale, anche quando ci sembra che parlino solo a monosillabi. Non sono loro ad essere chiusi, siamo noi che siamo maldestri comunicatori.
Da questo testo è stato tratto un articolo (disponibile qui) apparso sul Corriere del Ticino il 13.10.2021, a cura di Valeria Camia.
Riferimenti bibliografici:
https://www.sajv.ch/fileadmin/Media/sajv.ch/Glossar_i_Web.pdf
Virginie Vinel, « Controverses médicales autour de la puberté : précocité féminine et invisibilité masculine », Revue des sciences sociales [En ligne], 51 | 2014, mis en ligne le 30 avril 2019, consulté le 07 octobre 2021. URL: http://journals.openedition.org/revss/3402 ; DOI : https://doi.org/10.4000/revss.3402
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